Giornate diverse

E all’improvviso, senza che io ne abbia alcuna colpa, arriva quella giornata storta in cui ricomincio a vedere tutto decisamente nero.
Mi sveglio con un leggero mal di testa ed impreco contro questa trasferta, contro le sveglie all’alba e contro i voli (inclusi quelli cancellati), tutte cose che mi fanno accumulare sempre più stanchezza. Mi sento fiacco e per la testa mi passa l’ipotesi di rimanere a letto per tutta la mattinata: ovviamente non posso perché devo andare in ufficio così provo ad abbozzare una discussione tra me e la mia stramaledetta morale ma ne esco sconfitto, come sempre, quindi mi alzo dal letto.
Dopo un’ora di lenti preparativi esco svogliato dall’hotel e mi trovo in mezzo ad una fastidiosissima neve mista a pioggia. Il mio odio per l’ombrello è così profondo che decido di non aprirlo nonostante stia già sentendo filtrare delle gocce gelide tra i capelli. D’istinto guardo la direzione verso cui devo andare e noto che il bus che devo prendere sta passando proprio ora, motivo per cui dovrò attendere 10 minuti per la corsa successiva. Isolato dal mondo grazie agli auricolari mi metto in attesa alla fermata e cerco di far passare il tempo, così comincio a guardare le persone che passano: chissà cosa stanno pensando, chissà cosa stanno per fare, chissà se vedono tutto nero come me oggi.
Salgo sul bus e mi siedo vicino ad uno dei grossi finestrini, guardo fuori, osservo il tragitto, le macchine, le vie, le case. Poi il bus svolta nella piccola stradina che taglia l’Englischer Garten, osservo la neve che copre ogni centimetro e penso che in questo momento sarebbe così bello poter fare una passeggiata su quel manto bianco, nel silenzio e nella tranquillità. Magari buttarmi sulla neve e distendermi per guardare il cielo senza pensieri, cercando di trovare un po’ di tranquillità.
Arrivo a lavoro e la stanchezza mi attanaglia. Alla mia scrivania cerco di riprendermi mentre inizio a lavorare, di cose da fare ce ne sono molte e non voglio perdere tempo.
Ogni tanto guardo fuori, il cielo è grigio scuro ma sembra chiaro rispetto al nero che sento dentro di me.
Quando esco con i colleghi per la pausa pranzo sta ancora nevicando. Il pranzo è un’oasi rigenerante che scorre piacevolmente tra battute e aneddoti con i colleghi ed io cerco di sfruttarla più possibile tornando a sorridere.
Rientro alla mia scrivania e riprendo a lavorare, in contemporanea il mal di testa riprende a martellarmi e penso che cercherò di uscire presto per provare a riprendermi. Quando faticosamente arriva l’ora in cui avevo pensato di andare via sorgono dei nuovi problemi per cui devo rimanere ancora in ufficio. Esco tardi, non ho le forze di rimanere fuori a cena e rientro in hotel passando prima dalla mia panetteria preferita per prendermi la cena. Mangio in stanza mentre cerco di rilassarmi un po’, poi crollo a letto e la giornata svanisce così…

E all’improvviso, senza nessun preavviso, arriva quella giornata in cui tutto ciò non mi sembra poi così nero.
Mi sveglio stanco ma in fondo qui l’ufficio è vicino e riesco a prendermela con comodo, a volte ci scappano addirittura 5 minuti di relax dopo la doccia.
Appena pronto esco dall’hotel salutando con un sorriso le persone alla reception, attraverso la strada e mi fermo alla fermata del bus che dopo pochi istanti arriva per portarmi comodamente in ufficio. Dopo nemmeno un quarto d’ora sono già alla mia scrivania. Le cose su cui sto lavorando qui non sono tutte interessanti ma le sto comunque facendo bene, cosa che ora mi permette di essere finalmente un po’ più rilassato, ammirando i risultati e scorgendo la fine del tunnel dell’incertezza.
A metà mattina passano a chiamarmi dei colleghi per una pausa, due risate davanti ad un caffè e si comincia a pensare al pranzo e alla cena.
Arriva l’ora di pranzo e questa volta sono riuscito ad organizzare per andare tutti assieme, italiani e tedeschi: non sempre è possibile per via dei diversi orari (loro mangerebbero già alle 12) ma è una cosa che apprezzo particolarmente perché stare con loro è uno dei valori aggiunti di questa trasferta. Perché è bello parlare con persone diverse in una lingua diversa, scambiarsi opinioni, sentire un punto di vista diverso ma trovare quelle cose che ci accomunano perché, in fondo, non siamo affatto così diversi. Mi diverto finanche a provare ad insegnare loro qualcosina di italiano e rimango sorpreso quando vedo che in realtà qualcosina sanno già dire, mentre io arranco con quelle pochissime parole di tedesco che ricordo dal breve corso fatto al liceo. Anche se forse a stare qui lo sto assimilando per osmosi.
Rientro alla mia scrivania con il sorriso e ricomincio a lavorare. Dopo qualche ora alla mia postazione arriva il collega tedesco con cui condivido il lavoro e ci rendiamo conto che sta tutto funzionando senza problemi. Soddisfazione mista a un po’ di meritata tranquillità.
Così riesco ad uscire ad un orario decente, rimango a cena con dei colleghi e poi vado a letto con il sorriso.

Giornate diverse, diametralmente opposte, che ben rappresentano quanto è stato variabile il mio umore durante le giornate di questa trasferta a Monaco.
Resoconti che ho scritto a distanza di giorni, così diversi e così poco conciliabili che sembrano quasi provenire da due trasferte diverse.

Nel frattempo è arrivato venerdì 5 aprile, l’ultimo giorno.
E la mia testa non può fare a meno di cercare di stilare un bilancio.
Quale tipologia di giornata ricorderò pensando a questo periodo?
Ho fatto bene a venire qui?
È qui che sbaglio proprio… Ma perché voglio ridurre questa esperienza ad un più o ad un meno da scrivere sul mio taccuino mentale? Che senso ha, non posso sapere cosa mi sarebbe successo in Italia e gli alti e i bassi fanno parte di ogni periodo in qualsiasi parte del mondo.
Forse dovrei rendermi conto che ho semplicemente affrontato le conseguenze di una decisione, con i suoi pro e i suoi contro.
In altre parole qualcuno potrebbe farmi notare che ho semplicemente vissuto questi due mesi affrontando un’esperienza nuova.
E allora va bene pensare all’inferno delle prime tre settimane e alle energie spese, ma devo anche pensare che queste ultime tre settimane sono state piacevoli. E che aver cambiato un po’ aria potrebbe avermi reso un po’ meno refrattario al cambiamento (citazione da una riflessione con il mio Maestro di due mesi fa, del giorno prima dell’inizio della trasferta). E che mi sono sempre chiesto come sarebbe stato un periodo da solo all’estero ed è esattamente ciò che ho vissuto. E che Monaco è davvero una bella città e resta una delle mie preferite d’Europa (se riesco vorrei dedicarle un post). E che conoscere e parlare con gente nuova è stato piacevole. E che la cena che ho organizzato ieri per salutare i colleghi tedeschi è stata davvero divertente.
E che a quanto pare, a differenza di ciò che vorrebbe farmi credere la mia testa, di elementi positivi ce ne sono stati eccome. 🙂

Un abbraccio ai miei Amici, un saluto ai miei lettori ed un ringraziamento particolare al mio Maestro che con i suoi punti di vista riesce ad influenzarmi anche a distanza. 😉

4 pensieri su “Giornate diverse

  1. Gli uomini non sono saggi in proporzione tanto all’esperienza quanto alla loro capacità di fare esperienza.
    George Bernard Shaw

    Un bacio!

  2. Sei stato intraprendente, e hai affrontato, con successo, un’esperienza all’estero che molti altri non avrebbero avuto il coraggio di vivere. Io credo che sia davvero positiva 🙂

    • Il problema è quando sei lì “invischiato” e non te ne riesci a rendere conto, tanto che quando ho iniziato a scrivere questo post (con il primo resoconto) avevo pensato ad uno svolgimento e ad una conclusione ben diversi.
      Ma ora sono assolutamente d’accordo con te!
      Grazie per le tue belle parole 🙂

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